Lo Sport migliora la qualità di vita delle persone con CMT

Uno studio scientifico italiano dimostra come praticare Sport migliori la qualità di vita delle persone con Charcot-Marie-Tooth o CMT

Sport e Disabilità

Lo sport è uno strumento prezioso per migliorare il senso di benessere e la qualità della vita, nonché per ridurre le barriere sociali, per le persone disabili. Al di là della questione dell’autonomia individuale, molti benefici fisici, psicologici e sociali derivano dalla partecipazione sportiva, che può tradursi in una riduzione dei costi del servizio sanitario. Diversi studi forniscono prove sul ruolo  dell’attività fisica sia in ambito fisico che psicologico, che si traducono anche in un impatto positivo dello sport sulle aree di autostima, autoefficacia e salute mentale.

Sport e Charcot-Marie-Tooth

La malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) è una neuropatia sensoriale e motoria ereditaria, caratterizzata da eterogeneità genetica e può presentarsi con diversi gradi di gravità. I sintomi tipici sono la debolezza dei muscoli distali degli arti, di solito con deformità scheletriche, perdita sensoriale distale e anomalie dei riflessi tendinei profondi.

Un recente studio pubblicato sul Journal of Clinical Medicine da un gruppo di ricercatori italiani, molti dei quali sono presenti nel nostro MedCenter, ha evidenziato i benefici della pratica sportiva nei pazienti con Charcot-Marie-Tooth 1A (CMT1A). Lo studio prevedeva che alcuni pazienti fossero suddivisi in due gruppi a seconda che facessero o meno sport (almeno una volta a settimana da almeno 6 mesi). Le valutazioni cliniche hanno considerato disabilità, autostima, depressione, qualità di vita e dolore.

I risultati dello studio su Sport e CMT

L’analisi statistica dei due gruppi ha rivelato differenze significative in termini di genere nel gruppo ‘no-sport’ rispetto al gruppo ‘sportivo’ ed ha mostrato come la qualità di vita, la salute generica e mentale, oltre alla funzione sociale fossero migliori nel gruppo di persone con CMT che praticano sport. Anche il dolore neuropatico è risultato ridotto nel gruppo che praticava sport.

Lo studio conferma che i pazienti CMT1A che praticano sport, a parità di gravità dei sintomi, possano ottenere una migliore qualità della vita e soffrire di un minore dolore neuropatico rispetto ai loro coetanei che non praticano sport. I risultati dunque giustificano la raccomandazione di prescrivere lo sport nei pazienti con CMT1A.

Lo sport, pertanto, costituisce una valida integrazione per i pazienti con CMT, considerando anche l’esordio precoce della malattia, e smentisce l’idea che le persone affette da malattie neuromuscolari di origine genetica siano erroneamente considerati da medici e caregiver come incapaci di svolgere attività sportiva.

Secondo gli autori anche la riduzione di peso e massa corporea legate allo sport influenza la qualità di vita: avendo una massa inferiore, si avrà una migliore prestazione. Il vantaggio di praticare dello sport dunque sarà correlato ad un impatto positivo nel controllo del peso, così come una maggiore forza nelle gambe, una maggiore velocità dell’andatura abituale porteranno a una migliore funzione fisica.

In definitiva, questo studio evidenzia come l’impatto positivo che lo sport ha sui pazienti con CMT possa essere considerato una vera e propria terapia complementare.

 

Si ringrazia Simona Geninazza per la redazione.

 

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