Jamal Hill, campione paralimpico di Nuoto e modello di vita

Un orgoglioso atleta paralimpico: accogliere la disabilità ha aiutato Jamal Hill, della squadra USA, ad ottenere un grande successo a Tokyo. All’età di 10 anni, Jamal Hill scopre di avere la Charcot-Marie-Tooth, una malattia neuromuscolare ereditaria. La sua organizzazione, la Fondazione Swim Up Hill, ha l’obiettivo di coinvolgere i bambini dai 6 anni in su facenti parte delle comunità più difficili, con lo scopo di far imparare loro a nuotare.

In molti hanno visto nuotare Jamal Hill, ma pochi lo hanno effettivamente notato. Hill è alto 1,95 mt con un sorriso a trentadue denti, un torso magro, braccia e gambe sottili, ideali per farlo andare veloce in acqua come uno stileliberista a livello mondiale. Quando Hill entrava in una stanza o distanziava gli avversari in piscina, nessuno ci vedeva nulla di sbagliato. Lui voleva che fosse così. Per più di 10 anni, nessuno, al di fuori di un gruppo selezionato di membri della sua famiglia, conosceva il suo segreto.

Jamal Hill e la scoperta della Charcot-Marie-Tooth

Un giorno del 2018 la sua coach, Wilma Wong, ha notato come la speranza olimpica aveva usato le sue braccia per trascinare le gambe fuori dalla piscina. Sembrava simile ai suoi allievi con paralisi cerebrale. l’allenatrice gli chiese se c’era qualcosa che non le aveva detto. “In quel momento mi sono sentito notato”, ha detto Hill.

Hill fece un ampio sorriso e rivelò alla sua coach, che lavorava con lui da un anno, che era nato con la malattia Charcot-Marie-Tooth, un insieme di disturbi ereditari che causano danni al sistema nervoso periferico. Mentre cresceva a Inglewood, Hill nascose a tutti la CMT, imparando a camminare senza mostrare nessun problema, nonostante si sentisse come se fosse in equilibrio su due gambe di legno. La CMT colpisce prevalentemente, ma non esclusivamente le parti periferiche degli arti e causa un’atrofia e debolezza della muscolatura, perdita di sensibilità e, sovente, crampi.
Jamal ha trascorso 13 anni temendo che sarebbe stato giudicato e limitato a causa della sua disabilità, ma presto iniziò a vederla come qualcosa facente parte della sua forza, permettendogli alla fine di elevarsi ai più alti livelli sportivi. Il ventiseienne nuotatore ha vinto una medaglia di bronzo nei 50 mt stile libero alle Paralimpiadi a Tokyo in Agosto, fissando il record americano a 25.19 secondi.
Tre anni prima di salire sul podio però, Hill non voleva avere niente a che fare con le Paralimpiadi. Quando l’allenatrice gli suggerì di spostare la sua attenzione dalle Paralimpiadi, rifiutò l’idea.
‘’Mi sentivo offeso’’, disse Hill. “Mi sono sentito sfidato a livello personale. In qualche modo, l’ho vissuta come una mancanza di rispetto”.

Hill provò subito dispiacere nel rivelare la sua disabilità e chiese all’allenatrice di mantenere il segreto mentre continuavano ad allenarsi nonostante la grossa novità aleggiasse in piscina. L’allenatrice credeva nei miracoli, ma sapeva che curare la CMT di Hill ‘’sarebbe stata come far resuscitare un morto’’. Non c’è cura per una malattia progressiva.
Per molti anni la madre di Hill, Sandra Floyd-Hill, non seppe di aver ereditato da sua madre il gene che causa la CMT. Quando suo fratello maggiore, di tre anni più vecchio, iniziò a mostrare i segni della CMT all’età di 21 anni, la madrea pensò che la causa fosse legata al fatto che egli aveva iniziato a bere, a frequentare feste e che la vita sregolata fosse la causa di quella particolare andatura. Nessuno le disse che la causa fosse la CMT. Era qualcosa di cui la famiglia non aveva parlato.

‘’Non volevo essere diverso…non volevo credere che ci fosse qualcosa di sbagliato in me’’

Sandra iniziò a comprendere la verità solo dopo che suo figlio compì 10 anni e divenne paralizzato dal collo in giù il giorno del Ringraziamento; Hill fu ricoverato mentre i medici eseguivano una serie di test su un ragazzo che era stato sano fino ad allora. Visto che il caso si presentava così complicato, i risultati furono inviati in tutto il Paese per essere visionati. Un ospedale di Baltimora determinò che Hill aveva la CMT.
Solo quanto la madre condivise la diagnosi di suo figlio, i membri della famiglia alla fine le rivelarono che la CMT era ciò che causava un’andatura irregolare e instabile, sollevando le ginocchia in modo anomalo, in suo fratello.
I sintomi della CMT possono variare da persona a persona, anche nell’ambito della stessa famiglia. Jamal non riesce a contrarre bene i propri muscoli periferici, dalle ginocchia alle piante dei piedi, ma può avvertire stimoli provenienti dall’esterno come quando si sbatte lo stinco contro un tavolo. Ha l’impressione di camminare in ginocchio. Dai gomiti alla punta delle dita, i suoi muscoli sono attivi al 30% della loro capacità.
Le persone che soffrono di CMT, e che mantengono ancora la mobilità, sono spesso attratte da esercizi a basso impatto come il nuoto. Ma per Hill, la piscina sembrava essere la sua seconda casa anche prima che la CMT si manifestasse.

Jamal Hill nuotatore paralmpico con CMT

 

Hill iniziò a nuotare alla YMCA di Westchester all’età di 10 mesi. Era così innamorato dell’acqua che, a sei anni, si unì alla squadra di nuoto. Presto aggiunse altri sport – football, baseball e pallacanestro.
Quando Hill iniziò ad avere delle serie lussazioni alle spalle dopo il decimo compleanno, i medici lo avvertirono di porre attenzione al nuoto sostenendo che i danni che aveva fossero il risultato di un allenamento eccessivo. Dunque egli smise.
In realtà il fatto che la spalla gli si lussasse, costituiva un primo sintomo della CMT. Nove mesi dopo, il collegamento fu chiaro quando Hill ricevette la diagnosi di questa malattia neuromuscolare. Conoscendo la causa di questi disturbi, i medici gli suggerirono subito di prestare ancora più attenzione. Niente sport, gli dissero. Ma la madre non era d’accordo. ‘’Non credo che se si ha qualcosa, ci si deve aspettare di cadere e rotolare’’ disse.
Ma suo figlio cadde davvero – centinaia di volte dal momento che si stava adeguando a vivere con la CMT, straziando le sue caviglie così malamente che una volta ebbe bisogno di usare le stampelle per mesi. Ma ogni volta si rialzava. Ora sorride quando dice che, a questo punto, le sue caviglie sono “diventate flessibili”.

Il nuotatore Jamal Hill ha dovuto sfidare le proprie percezioni degli sport “per normodotati” prima di unirsi al movimento paralimpico
Dopo sei anni di esperienza nel gestire la CMT, in qualità di studente del secondo anno, Hill tornò a nuotare a Sierra High, Gardena. Si guadagnò una borsa di studio presso l’Hiram College, una scuola della III°divisione in Ohio, nella quale si specializzò negli scatti. Da ragazzino, ha nuotato durante la fase di apertura delle staffette 200 (180 mt) e 400 (366 mt) iarde, stile libero della squadra e ha assicurato la staffetta medley da 400 (366 mt) iarde. Ma ancora nessuno sapeva della sua disabilità.
Gli allenatori talvolta si meravigliavano che la parte superiore del suo corpo fosse così forte ma che le due gambe fossero così magre, oppure si chiedevano come mai la sua mobilità in acqua non sembrasse corretta. Non preoccuparti coach, mi impegnerò più a fondo, diceva loro Hill.
‘’C’erano tanti pregiudizi legati alla disabilità’’ diceva Hill. ‘’C’era molta vergogna. Non volevo essere diverso…non volevo credere ci fosse qualcosa di sbagliato in me’’.
‘’Tutte le bugie che ho detto a me stesso ed alla persona che sono diventato negli ultimi 12 anni, devono fermarsi qui. Ora devo percorrere questo nuovo viaggio, vivendo la mia verità“.

La Consapevolezza della malattia e della propria forza

Nel 2016 Jamal lasciò il college dopo il primo anno per dedicarsi al nuoto professionistico. Quando l’allenatrice suggerì le Paralimpiadi, egli sperava che la stessa forza mentale che lo aveva aiutato ad arrivare così lontano, potesse portarlo a Tokyo come atleta olimpico.
Ci volle un altro nuotatore che evidenziò come stesse battendo Hill al blocco di partenza di quasi un metro, per prendere finalmente in considerazione le Paralimpiadi. Nel giro di sei mesi, due persone lo avevano notato in un modo in cui nessuno aveva fatto negli ultimi 13 anni. Non ci si poteva più nascondere.

Hill chiese a sua madre cosa pensasse nel caso fosse diventato un atleta paralimpico. ‘’Mi stai dicendo che andrai e farai del tuo meglio nel fare qualcosa che ami fare?’’ disse la mamma. Lui le chiese se sarebbe stata a disagio. ‘’Assolutamente no’’, rispose la mamma. Forse la sua ansia derivava dalla paura dell’ignoto, disse lei. La famiglia non sapeva nulla delle Paralimpiadi. Non avevano mai visto nessuna gara. Pensavano si trattasse di qualcosa fatta per persone vittime di incidenti o a cui mancava un arto. Hill non poteva credere di appartenere a quel gruppo.
Fare parte della squadra paralimpica costrinse Hill a sfidare la sua percezione degli sport ‘’normai’’, nei quali compete una vasta gamma di persone sotto diverse classificazioni.
Hill, già consapevole del suo difficile approccio in piscina come ragazzo di colore, non voleva un altro motivo che lo bloccasse. Tornò a casa e si chiese cosa sarebbe successo se avesse scelto le Paralimpiadi. E se la gente avesse pensato che stesse imbrogliando? E se le persone che lo conoscevano improvvisamente pensavano che valesse meno? E se fosse tutto nella sua testa?
Fece affidamento a suo padre, James Hill, per risolvere la sua ‘’crisi di identità’’.
Tutte le bugie che ho detto a me stesso e alla persona che ho costruito durante gli ultimi 12 anni, devono finire qui” disse Hill. ‘’Ora devo intraprendere un nuovo viaggio e vivere nella verità’’
Essere consapevole della verità permise a Hill di iniziare una nuova fase di allenamento. Insieme all’allenatrice lavorarono con brevi sessioni, contenendo il rischio di un eccessivo allenamento che avrebbe causato uno stato infiammatorio e una paralisi al fisico di Hill. Entrarono nella piscina del Pasadena Boys and Girls Club solo per un’ora al giorno in vista dei Giochi. Hill nuotava per 40 minuti al giorno.

Jamal Hill ha fondato la società No profit Swim Up Hill, che ha lo scopo di insegnare il nuoto ad un milione di persone entro il 2028

Bisognosi di perfezionare la sua entrata in acqua, Jamal e l’allenatrice lavorarono con i consulenti del Metodo Weck di San Diego, un’azienda che si dedicava alla ricerca di modi innovativi per far progredire il fitness. Idearono una posizione di partenza che permettesse a Hill di superare la sua mancanza di forza nella parte bassa delle gambe, facendolo partire con il braccio destro appoggiato dietro la schiena invece di afferrare il blocco di partenza con entrambe le mani. Quando Hill si tuffava in acqua, faceva roteare il braccio in avanti per guadagnare slancio.
Il suo singolare atteggiamento contribuì a far diventare Hill una delle brillanti stelle del movimento paralimpico. Fu coinvolto nella campagna pubblicitaria nazionale ‘’Make Waves’’ di Speedo in vista dei Giochi di Tokyo, condividendo la visibilità con le stelle olimpiche del calibro di Caeleb Dressel e Abbey Weitzel sui manifesti affissi a Los Angeles.
‘’Non mi devo più nascondere’’ dice Hill. ‘’Accettare davvero me stesso mi ha permesso di sbocciare e crescere nel mio ambito’’.
La campagna di marketing congiunta è stata un altro simbolo della crescita delle Paralimpiadi. I Giochi di Tokyo hanno segnato pietre miliari significative per quanto riguarda la copertura TV, poiché le Paralimpiadi sono state trasmesse sulla NBC consentendo agli atleti olimpici e paralimpici della squadra USA di ricevere una paga uguale per le loro medaglie.

Grazie a importanti sponsorizzazioni, Jamal Hill ha fondato la società no-profit Swim Up Hill, con lo scopo di insegnare il nuoto ad almeno 1 milione di persone entro il 2028, utilizzando una tecnica unica creata per l’insegnamento ai ragazzi che prevede un tempo inferiore a cinque ore.

La gente ora nota davvero Jamal, sia in una piscina – dove vorrebbe nuotare per poter partecipare ai Giochi di Parigi del 2024 ed a Los Angeles nel 2028 – sia sulle facciate degli edifici. Sui cartelloni alti 3 metri, l’orgoglioso paralimpico è curvo sul blocco di partenza nella sua caratteristica posizione con un braccio solo, pronto a tuffarsi nel suo futuro.

 

Fonte: LA Times. Si ringrazia Simona Geninazza per la traduzione.

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