Silvio e la CMT: Lo sport come riscatto, la vita come traguardo

“Non posso impedire alla mia malattia di rendermi la vita sempre più complicata, ma posso lottare ogni giorno per renderle la vita difficile”. In questa frase c’è tutta l’essenza di Silvio Sicurani, 47 anni, padre di due ragazzi, atleta instancabile e uomo che ha trasformato la convivenza con la Charcot-Marie-Tooth in una sfida quotidiana, da vincere un metro alla volta.
La sua storia è un pugno nello stomaco e una carezza al cuore. È il racconto di un percorso segnato dalla scoperta di una compagna di vita indesiderata, la CMT, “a volte invisibile, spesso presente e impattante, sempre più degenerante”. Una malattia che si è insinuata nella sua vita in modo subdolo, fin dall’infanzia, con quei “piedi storti” e quella fatica nelle lunghe camminate che lo facevano sentire diverso, senza un perché.
Arriva la diagnosi: CMT2A
Il perché arriva a 22 anni, dopo un banale incidente sugli sci. La diagnosi, dopo un lungo e doloroso iter di esami, è di quelle che cambiano la prospettiva: malattia genetica rara, degenerativa, incurabile. “Benvenuto nella tua nuova vita”, una vita divisa in un “prima” da sano e un “dopo” da malato.
Inizialmente, dare un nome a quel “qualcosa che non andava” è quasi un sollievo. Ma poi arriva il silenzio, il rifiuto. Silvio non ci sta a sentirsi “disabile”. È stato un fuciliere dei Bersaglieri, ha 25 anni di nuoto agonistico alle spalle. Continua a gareggiare, a spingere il suo corpo oltre il limite, ignorando i segnali che la CMT gli invia. Ma la malattia avanza: inciampa, perde tono muscolare, la fatica diventa impossibile da nascondere.
È la fase più dura, quella della rabbia, della frustrazione. “Non cammino più come prima.. I piedi mi cadono..”. Sono parole che vibrano di dolore e impotenza, che raccontano la lotta interiore di chi non vuole arrendersi all’evidenza.
Lo sport per “far pace” con la malattia
Lentamente, arriva “l’accettazione.. per modo di dire”. Silvio non accetterà mai la malattia, ma impara a conviverci. Trova nel nuoto paralimpico una nuova dimensione, un riscatto interiore che gli ridà soddisfazioni. E non si ferma. Sale su una bici da strada e scopre una nuova passione, un nuovo modo per mettersi alla prova. Macina chilometri, partecipa alle granfondo, va forte, “come tutti, anche di più”.
Ma la sfida più grande doveva ancora arrivare. Quello sport che ha sempre ammirato e mai pensato di poter fare: il triathlon. Nuoto, bici e corsa. Le prime due discipline sono nelle sue corde, ma la corsa è un “problema enorme”. Le sue gambe, i suoi piedi, non sono fatti per correre.
Eppure, Silvio decide di provarci. Si allena per sei mesi, all’inizio di nascosto, all’alba, per la vergogna di farsi vedere “arrancare”. Ma l’insistenza, la caparbietà e il desiderio di superare i propri limiti hanno la meglio. A maggio 2023 partecipa ai Campionati Italiani di Paratriathlon, la sua prima gara. È una gioia immensa, l’inizio di una nuova avventura che in due anni lo porta a gareggiare in oltre 20 competizioni. Fino a porsi l’obiettivo più ambizioso: il suo primo Ironman 70.3, una gara di triathlon di lunga distanza che include 1,9 km di nuoto, 90 km di ciclismo e una corsa di 21,1 km (mezza maratona), per un totale di 70,3 miglia, da cui il nome.




La storia di Silvio non è solo la cronaca di successi sportivi. È la testimonianza potente di come si possa reagire a una diagnosi che sembra una sentenza. È un inno alla resilienza, alla forza di volontà che trasforma la rabbia in energia e la fatica in motivazione. È la dimostrazione che i limiti, a volte, sono solo nella nostra testa. E che ogni giorno, anche quando il corpo sembra dire basta, si può trovare un motivo per continuare a lottare e rendere la vita difficile a quella compagna indesiderata che è la malattia.
Segui Silvio su Instagram e fai il tipo per il suo primo Ironman 70.3 il 21/9/2025!